

Cento anni fa, in un punto imprecisato del Tavoliere d'Italia, nasceva mio nonno Matteo.
Da bambina credevo fosse Marcello Mastroianni, ed ero così innamorata di lui da chiamare ogni cosa -una bambola anche se femmina, un pupazzo di neve, un albero, un amico immaginario- con il suo nome. Mi guardava attraverso i suoi occhi verdi e i suoi occhiali azzurri e, qualunque cosa facesse, era geniale e divertente. Io lo guardavo ogni volta in una perenne attesa, mai tradita, di una magia imminente.
Oggi, ogni volta che guardo un gatto penso a lui, ogni volta che vado nella sua cantina trovo un regalo che lui mi ha lasciato, e che sembra abbia fatto apposta per me, anticipando i miei desideri. Oggi, ho la memoria dei suoi lunghi sorrisi, fatti con la sensibilità e la dolcezza di chi sa farti sentire che a te, proprio a te, sta riservando i migliori.